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Mitsubishi e un sistema di sicurezza per IoT basato sulle "impronte digitali" dei chip

Written By Unknown on Senin, 13 April 2015 | 23.45

Mitsubishi Electric, la Ritsumeikan University e la Japan Science and Technology Agency hanno collaborato allo sviluppo di un sistema di sicurezza che può essere impiegato per identificare i singoli chip sulla base di caratteristiche distintive univoche, una sorta di "impronte digitali elettroniche". L'annuncio è in realtà di qualche tempo fa, ma viene scoperto in questi giorni dal sito web Ieee Spectrum. Sviluppato pensando ai problemi di sicurezza di Internet of Things, questo sistema offre un mezzo per prevenire episodi di device spoofing così come un modo per autenticare software embedded che opera su dispositvi in rete e quindi prevenire l'introduzione di malware.

Il sistema opera proprio a livello del chip e si basa su un principio piuttosto ingegnoso. Sebbene due chip caratterizzati dalla stessa circuiteria logica producano gli stessi risultati quando elaborano i medesimi dati di input, è importante osservare che si verificano comunque piccole variazioni nel segnale (dovute ad esempio a piccole differenze nelle quantità di elementi droganti nei semiconduttori o ad altri materiali aggunti nel corso del processo di produzione) che comunque non vanno a compromettere il risultato della computazione.

I ricercatori che hanno lavorato al progetto hanno quindi pensato di contare il numero delle varazioni sfruttando una parte della circuiteria logica integrata nel chip. A seconda che il numero di variazioni contate per un dato segnale di input sia pari o dispari, viene "annotato" 0 come bit di output oppure "1". Questi bit, considerati in una opportuna sequenza, danno luogo ad una stringa identificativa. Per creare un ID unico viene utilizzata una serie di quattro segnali di input predefiniti a 32-bit, ciascuno di questi genera una stringa di 32-bit di 0 e 1 che si basa sulla conta delle variazioni. Un algoritmo si occupa di combinare i quattro risultati per produrre una stringa numerica di 128-bit univoca che è collocata nel registro del chip quando viene alimentato.

A questo punto è possibile architettare un meccanismo di sicurezza che prevenga i tentativi di installare malware all'interno di un device collegato alla rete. Sarà necessario quindi fornire il dispositivo, al momento della produzione, di una chiave di cifratura comune che verrà conservata nella memoria flash e che viene criptata essa stessa utilizzando l'identificativo univoco integrato nel chip ed ottenuto con il metodo descritto poco sopra. Il software che deve essere installato o aggiornato viene protetto dalla stessa chiave di cifratura comune. Perché esso sia installabile è necessario che il device utilizzi il proprio ID univoco per decifrare la chiave comune ed usarla per validare il software. Un software non legittimo sarebbe non protetto o protetto da una chiave differente, vanificando il processo di installazione.

Questo sistema permette inoltre di configurare i dispositivi in rete per operare solamente con altri dispositivi specifici ed evitare intrusioni esterne. Nel caso in cui un dispositivo A debba autenticare, ad esempio, un dispositivo B, il processo avverrebbe in maniera molto simile a quello della verifica per l'installazione del software: il dispositivo A genera una stringa casuale che viene cifrata utilizzando la chiave comune e quindi inviata a B dove vengono decifrati con lo stesso metodo descritto sopra. I numeri decifrati vengono quindi ritrasmessi ad A e se corrispondono a quelli generati casualmente, il dispositivo B viene autenticato.

Takeshi Yoneda, senior manager di Mitsubshi Electric per il dipartimento delle tecnologie sulla sicurezza delle informazioni, ha commentato: "La generazione di ID uinici, la cifratura e l'autenticazione occupa 15 mila stati logici del chip. Le tre funzioni impiegherebbero circa un terzo dello spazio che sarebbe necessario se fossero implementate separatamente. Dal momento che l'ID viene attivato quando il chip è alimentato, non c'è modo di poterlo desumere usando tecniche di reverse engineering.

Contrariamente a quanto ci si possa aspettare, questo sistema è più efficace tanto più piccoli sono i transistor dei chip e le interconnessioni. Più piccoli, infatti, sono i componenti della circuiteria, maggiori sono le variazioni che è possibile contare. Attualmente vengono usati prototipi di ID a 128 bit ma è tranquillamente possibile arriare fino a 4096-bit, se eventualmente necessario, sebbene siano sufficienti 80 bit per coprire 100 miliardi di dispositivi differenti.

Questa tecnologia verrà inserita nei primi prodotti Mitsubishi a partire dal mese di aprile 2016, specie per quei prodotti destinati a mercati dove è essenziale un elevato livello di sicurezza come ad esempio quello dell'automazione industriale, automotive, bancario e quello dei dispositivi IoT critici.


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Intel: sempre più chip per i supercomputer, ma stop USA per quelli cinesi

Ad Intel è stato ufficialmente negato il permesso di vendere qualcosa come decine di migliaia di processori Xeon di ultima generazione alla Cina, destinati ad aggiornare uno dei più potenti supercomputer al mondo, Tianhe-2, attualmente equipaggiato con 80.000 Xeon. A porre il veto è il Department of Commerce USA, rifacendosi a una legge che regola le esportazioni.

Intel

In base a quanto affermato da diverse fonti, fra cui l'autorevole BBC, il veto è scattato nel momento in cui si sono accertati utilizzi di Tianhe-2 finalizzati alla ricerca sulle armi nucleari, non autorizzata dalla comunità internazionale. Un veto politico prima che commerciale, insomma. Intel in ogni caso ha anche motivi per festeggiare: lo stesso governo USA, sebbene attraverso lo United States Department of Energy, DOE, ha commissionato ad Intel una fornitura di chip Xeon e Phi per realizzate da qui a tre anni il supercomputer Aurora.

Aurora fornirà una potenza computazionale di ben 180 petaFLOPS al momento dell'attivazione, prevista fra tre anni. Attualmente il supercomputer più potente è, guarda caso, proprio il cinese Tianhe-2 con 54 petaFLOPS, due volte più potente del supercomputer USA in seconda posizione, Titan (27 teraFLOPS).

La commessa USA ha il valore di ben 200 milioni di dollari e sono molte le aspettative di Intel per il progetto, che comprenderà le tecnologie Silicon Photonics e il parallel file system Lustre.


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LG G4 con scocca in vera pelle e batteria rimovibile: ecco le immagini ufficiali

Una pagina web avvistata da Evan Blass, adesso naturalmente eliminata dagli occhi indiscreti dei curiosi, ha mostrato nei giorni scorsi una serie di dettagli sul prossimo LG G4, smartphone che non vedrà la luce prima del 28 aprile. Oltre ad informazioni sensibili sullo smartphone, come dimensioni e risoluzione del display, materiali utilizzati o specifiche della batteria, dello smartphone sono apparse una serie di immagini ufficiali che lasciano ormai poco spazio a dubbi.

LG G4

Secondo le slide pubblicate, LG G4 adotterà un display "Quantum" da 5,5 pollici a risoluzione 2560x1440 e una fotocamera posteriore da 13 megapixel con apertura f/1.8. Quest'ultima è di fatto una piccola incongruenza, e fa pensare che le specifiche riportate sul sito possano essere ancora soggette a modifiche. Solo pochi giorni fa i coreani annunciavano le specifiche della fotocamera, con un sensore da 16 megapixel, non 13, e sistema di lenti f/1.8.

Sul sito si leggeva inoltre che LG G4 sarebbe stato rilasciato con Android 4.4 KitKat, caratteristica ormai fuori luogo per un dispositivo di fascia alta. Le incongruenze potrebbero farci pensare ad un falso, tuttavia le immagini sembrano essere realmente le ufficiali che accompagneranno il rilascio del prossimo top di gamma. Fra le restanti caratteristiche tecniche si parla di una batteria rimovibile da 3.000mAh e uno slot per schede di memoria SD, elementi entrambi assenti sui concorrenti diretti di Samsung.

Sembrano invece più attendibili le immagini che accompagnano le slide. Viene confermata ancora una volta la scocca ad arco, mentre il display sembrerebbe perfettamente "flat". Lo smartphone sarà disponibile al lancio in varie tonalità di colore diverse, così come anche in versione con retro in vera pelle, anch'essa proposta in varie colorazioni. Non mancherà inoltre la tradizionale Flip Cover, che permetterà di avere accesso ad alcune porzioni del display anche quando chiusa.


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iTunes 12

scheda aggiornata 2 ore fa

Tool di Apple che permette di generare, gestire e archiviare tracce audio in differenti formati, oltre ad accedere a iTunes Store per acquistare canzoni.


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110 immagini piene di nostaglia: ecco com'era internet 20 anni fa

Anno 1996, per molti di noi non è così distante. Certo, di cose ne sono cambiate, ma in venti anni non è facile assistere a rivoluzioni epocali. Almeno non al di fuori della rete: a farci venire un po' di nostaglia e, perché no, farci sentire "pionieri" della nuova tecnologia, ci ha pensato un nuovo pezzo di Business Insider che riporta una serie di screenshot di siti internet provenienti da un documento di Morgan Stanley datato 1996. Prima di lasciarvi alla galleria di immagini, un po' di storia.

Internet venticinque anni fa

Il concetto di internet risale agli anni '60 e per fini militari. Gli Stati Uniti teorizzavano la realizzazione di una rete globale in cui tutti i computer venivano collegati insieme, con il primo fulgido esempio arrivato nel 1969 con ARPANET. Con questa, le comunicazioni avvenivano attraverso un'architettura client/server, con applicazioni Telnet ed FTP. La posta elettronica nasceva nel 1971, mentre l'anno successivo ARPANET diveniva pubblica negli Stati Uniti.

Ma il web era uno spazio ancora molto diverso da come lo vediamo oggi. Dobbiamo aspettare il 1989 perché venga pubblicata la prima pagina in assoluto: un "brutto, ma affascinante" agglomerato di link" con cui "nasceva quel fenomeno di grande portata di cui oggi non possiamo fare a meno", come la avevamo definita in un pezzo dell'anno scorso. Ma la svolta definitiva avviene nel 1991, anno in cui il CERN in Svizzera partoriva il World Wide Web.

Da allora i siti potevano contenere solo testo ed ipertesto, mentre con la nascita del web potevano essere integrati anche immagini, suoni e quella che veniva definita "interfaccia utente". Tutti elementi decisamente accattivanti, anche se ad oggi i siti di venti o venticinque anni fa ci fanno un po' tenerezza. Privi della complessità introdotta dai nuovi standard, e decisamente essenziali, ecco come apparivano i siti dei primi anni del world wide web, in una galleria di XX immagini.


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Fowa Photo Tour: oggi a Catania, giovedì a Napoli per vedere dal vivo Like Me

in collaborazione con Fowa


Fowa Photo Tour: oggi a Catania, giovedì a Napoli per vedere dal vivo Like Me

"Oggi a Catania e giovedì a Napoli sarà possibile provare tutti i prodotti del catalogo Fowa, compresa la fotocamera Lytro e il servizio Like Me, che crea da un'acquisizione 3D fotografica un 'Mini Me' in scala in tre dimensioni"

Venerdì scorso a Palermo è iniziato il Photo Tour di Fowa, una vera e propria maratona a tappe forzate con cui lo storico distributore fotografico torinese risalirà tutta la penisola, mettendo a disposizione degli utenti tutto il catalogo, da provare sul campo, anche grazie alla sala posa che verrà allestita a ogni appuntamento. Durante la tappa di apertura a Palermo abbiamo incontrato alcuni dei nostri lettori di lunga data, ma abbiamo avuto anche l'occasione di farci fare una panoramica dell'iniziativa da Marco Cappati Marketing & Communication Manager di Fowa. Sarà possibile maneggiare tutta la gamma Panasonic e quella Pentax, compresa la medio formato Pentax 645Z, oltre a tutti gli obiettivi di casa Zeiss e della coreana Samyang: ciliegina sulla torta Lytro, che tutti potranno finalmente provare dal vivo per farsi un'idea delle grandi potenzialità.

Una delle ossature portanti dell'offerta Fowa è la neonata iniziativa Print House, presentata alla vigilia del Tour: si tratta di una suite di servizi chiavi in mano che Fowa metterà a disposizione della sua rete di fotonegozianti e che creerà nei negozi delle vere e proprie "Case della stampa" con una ampia gamma di servizi per gli utenti finali. Stampa che diventa anche 3D, grazie alla collaborazione con Sharebot, ma anche con il nuovo progetto Like Me, che descriviamo in dettaglio più avanti. In pratica il progetto abilita i fotonegozianti che decidono di partecipare a offrire tutti i servizi del portfolio o direttamente, dotandosi dell'hardware necessario, o indirettamente, facendo leva su altri punti vendita che fanno da service oppure appoggiandosi direttamente a Fowa. Stampa di foto con macchine Kodak, realizzazione di fotolibri, stampe Fine Art, ma anche progetti in tre dimensioni come Crystal 3D e progetti stampanti con tecnologia FDM a filamento fuso.

Molto particolare e unico nel suo genere è il servizio Like Me: attraverso un'acquisizione fotografica tridimensionale e utilizzando poi una stampante 3D a polveri a colori è possibile creare la propria 'action figure' in diversi formati, da 15cm fino a dimensioni in scala. Il progetto è una novità mondiale ed è sicuramente una cosa molto curiosa da vedere: un motivo in più per partecipare a una delle tappe del Photo Tour, che oggi si ferma a Catania e giovedì 16 sarà invece a Napoli. Per tutte le informazioni clicca qui.


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CrystalDiskMark

scheda aggiornata 1 ora fa

Utility che permette di analizzare le prestazioni del proprio hard disk, misurando le velocità di lettura e scrittura sia sequenziali che random.


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Il segreto sull'elevata autonomia di Surface 3: grandi batterie, piccolo hardware

Written By Unknown on Senin, 06 April 2015 | 23.45

Da un punto di vista puramente estetico, Surface 3 somiglia molto un tablet ARM con iOS e Android. È estremamente sottile e pesa poco più di 600 grammi ma al tempo stesso ha un'ottima autonomia operativa, almeno stando alle specifiche rilasciate da Microsoft. Il tutto, riuscendo ad eseguire applicazioni x86, e non limitandosi quindi alle Modern previste per architetture ARM come il suo predecessore.


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Da HP nuove soluzioni per semplificare lo sviluppo ed il mantenimento di app mobile

HP ha annunciato il rilascio di nuovi e rinnovati strumenti software per ottimizzare l'esecuzione di ogni fase del ciclo di vita di un'app mobile, dalla creazione al rilascio fino alla gestione della post produzione, per venire incontro alle esigenze di quelle aziende che vogliono offrire al pubblico esperienze mobile di qualità.

Del resto negli anni recenti le app mobile hanno assunto un'importanza sempre maggiore, rappresentando spesso il punto di contatto più importante tra un'azienda e il pubblico. Per questo motivo le aziende sentono l'esigenza di proporre applicazioni che offrano una grande esperienza d'uso, incontrando i desideri e le esigenze del pubblico in termini di prestazioni, disponibilità, sicurezza, qualità e context-awareness. La capacità di rispondere alle esigenze degli utenti consente di ottenere elevate valutazioni all'interno degli store delle app, portando quindi ad un miglior posizionamento delle stesse per attrarre nuovi clienti e maggiori ricavi.

Chi si occupa dello sviluppo di app sa bene quanto sia complesso tutto ciò, avendo a che fare con una variegata gamma di sistemi operativi, reti e piattaforme tutti in costante evoluzione ed espansione. HP cerca di semplificare questo processo fornendo una serie di soluzioni basate sulle proprie capacità di analitica Big Data, gestione delle operazioni IT e sicurezza.

HP ha rilasciato in particolare una nuova offerta che sfrutta la piattaforma Big Data HP Haven che permette alle aziende di controllare l'integrità e la robustezza delle loro app mobile e di misurare l'esperienza utente e il riscontro nel pubblico. HP App Pulse Mobile monitora e analizza costantemente prestazioni, stabilità e sfruttamento di risorse da parte delle app, fornendo inoltre un indice chiamato "FunDex" (qui un approfondimento) che offre una visione d'insieme dei fattori che incidono negativamente sull'esperienza utente e propone suggerimenti per risolvere gli eventuali problemi.

Per quanto concerne la fase di sviluppo e produzione, HP ha rilasciato una nuova versione di HP Agile Manager che si integra in realtime con HP Application Lifecycle Management per sincronizzare i team di lavoro e offrire a ciascuno informazioni aggornate e approfondite sullo stato di ciascuna release di applicazione. Lo stesso Application Lifecycle Management è stato aggiornato e semplifica la gestione dei test tra i team di sviluppo.

Proprio sul versante del testing HP ha rilasciato le nuove versoni di HP Mobile Center, HP Network Virtualization e HP Service Virtualization, tutti con lo scopo di semplificare il test delle app sui dispositivi e la verifica delle prestazioni su varie reti. Infine per la fase di post produzione si segnala il rilascio delle nuove versioni di HP LoadRunner e di HP Performance Center, unitamente a StormRunner Load, allo scopo di aiutare il team di sviluppo e mantenimento a fare fronte ai picchi di carico conservando disponibilità e reattività.

Le nuove versioni degli strumenti HP Application Lifecycle Management sono inoltre integrate con la suite di protezione delle applicazioni HP Fortify, che ha lo scopo di valutare la sicurezza dell'applicazione in ogni fase del ciclo di vita.

Tutti i nuovi strumenti sono già disponibili ed è inoltre possibile provare gratuitamente HP App Pulse Mobile a partire da questa pagina.


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Pesci d'aprile, FreeSync, Spartan, fotocamere da 80Mpixel per droni in TGTech

Bentornati a quello che non sarà più il consueto appuntamento con TGTech, perché qualcosa è cambiato. A partire da questo venerdì infatti TGTech si rinnova, aggregando news in video pubblicate giornalmente nell'arco della settimana. In questa edizione c'è un po' di tutto, come ad esempio l'approvazione del brevetto per le lenti a contatto con sensori e chip integrati, così come le novità riguardanti Windows 10 e Spartan esposte da Paolo.

I fratelli Grasso sono impegnati in campi differenti: Nino ci offre una panoramica dei migliori pesci d'aprile apparsi in questi giorni, anche ad opera di insospettabili aziende, mentre Rosario esce dopo giorni di test dal laboratorio di Hardware Upgrade con il frutto delle sue fatiche.

Il test del monitor Acer XG270HU, dotato della tecnologia FreeSync, recentemente annunciata da AMD, lo sta provando e non poco. I test servono per un articolo che uscirà nei prossimi giorni e che metterà a confronto le tecnologie FreeSync e G-Sync. Come vedremo nel dettaglio nell'articolo, la sincronizzazione tra schermo e scheda video nel caso di FreeSync viene realizzata tramite specifiche DisplayPort. Queste ultime, infatti, prevedono frequenze di refresh dello schermo di tipo adaptive, cioè che possano variare nel tempo in funzione di specifici comandi. Nel caso di G-Sync, invece, abbiamo un modulo hardware con circuiteria specifica installato all'interno del monitor.

Roberto parla direttamente agli appassionati di video e droni, facendoci sognare con una nuova Phase One iXU 80, videocamera pensata proprio per essere "appesa" a droni di alto lignaggio, portando sopra le nostre teste ben 80Mpixel. Non ci dilungheremo oltre; vi auguriamo una buona visione e soprattutto una buona Pasqua!


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