La Commissione Europea vuole il mercato unico digitale

Written By Unknown on Senin, 30 Maret 2015 | 23.46

Uno dei pilastri su cui poggia l'Unione Europea è il mercato comune, ovvero la possibilità per i cittadini europei di acquistare e vendere servizi ovunque nel territorio dell'Unione. Uno dei paradossi più significativi è però rappresentato dal mercato digitale che, sebbene sia quello meno vincolato dal punto di vista geografico, è quello dove ancora esistono una serie di ostacoli e barriere. La Commissione Europea, allo scopo di cambiare rotta su questo fronte, ha annunciato la nuova Digital Single Market Strategy, che si rivolge in particolare a tre aree.

La prima di esse, le cui iniziative rientrano nel cappello "Miglior accesso per consumatori e aziende a beni e servizi digitali", riguarda due argomenti tra i più spinosi, ovvero il copyright e le misure cosiddette di "geo-blocking". Osserva infatti l'Unione: "Troppi Europei non possono fare uso di servizi online che sono disponibili in Paesi diversi da quello in cui vivono o si trovano, spesso senza giustificazione alcuna, o vengono deviati verso store locali con prezzi differenti. Queste discriminazioni non possono esistere in un mercato comune".

La rimozione delle misure di geo-blocking trovano e troveranno una forte resistenza da parte di quelle compagnie che usualmente vendono diritti di copyright su base nazionale e che, per questo motivo, appoggiano il geo-blocking per poter continuare a beneficiare della frammentazione geografica. L'Unione Europea è inoltre impegnata ad affrontare una attenta valutazione della Copyright Directive, ovvero ciò che governa le leggi sul diritto d'autore in Europa, campo dove la Commisione vuole "modernizzare le leggi di copyright e assicurare il giusto bilanciamento tra gli interessi dei creatori e quelli degli utenti o consumatori".

La seconda area di intervento è volta a "Dare forma all'ambiente affinché prosperino reti e servizi digitali". In questo caso si tratta di investimenti nelle infrastrutture di telecomunicazioni, gestione dello spettro wireless e attenta revisione delle regole per le telecomunicazioni ed i media. Una particolare attenzione sarà inoltre incanalata verso una nuova direttiva per la protezione dei dati. Al pari del tema del copyright, anche in quest'area vi è l'azione di molte realtà che cercano di promuovere ed appoggiare quelle norme che favorsicono i loro interessi e modelli di business, di norma a spese del pubblico.

L'ultima area di intervento raccoglie invece una serie di iniziative sotto il titolo "Creare una economia e una società digitale europea con potenziale di crescita a lungo termine" dove si ritrovano le usuali parole d'ordine di "cloud computing", "big data", "interoperabilità" ed una new-entry: il passaggio verso uno "Smart Industrial System" o "Industria 4.0".

La nuova strategia della Commissione Europea infonde sicuramente speranze in direzione di un miglior assetto del panorama digitale sebbene manchi, ora come ora, di vera concretezza. Altresì di dubbia concretezza è la tabella di marcia con cui queste misure potranno venir realizzate: alcune saranno ovviamente di più facile implementazione, ma inevitabilmente il lavoro sulla rimozione del geo-blocking e sulla riforma del copyright procederanno a rilento dietro la forte resistenza di quelle lobby il cui obiettivo principale è di rallentare il più possibile i passi del progresso.


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